Aviés (2016)
di
Eugenio Sideri
Con
Enrico Caravita, Giulia Casadio, Celeste Pirazzini, Matilde Pirazzini, Laura Sentiero
Coreografie
Mariella Ciccarino
un progetto a cura di
Eugenio Sideri e Enrico Caravita
produzione
Comune di Ravenna /Assessorato al Decentramento/Teatro dello Zodiaco-Lady Godiva Teatro
Regia
Eugenio Sideri
Aviés, in romagnolo, è andarsene.
Andarsene un po’ come morire, ma andarsene anche nel senso più etimologico di avviarsi, andar via. Cambiare aria. Aria nuova. Aria di Libertà. E incontrare nomi, fatti, persone. Vivi e morti che si incrociano tra Storia e Memoria, risalendo le strade della Romagna (e non solo) in bicicletta. E con le biciclette ascoltare le storie che le strade ancora raccontano, con i loro cippi e le loro lapidi. Storie di uomini e donne, o meglio, spesso di ragazzi e ragazze, partigiani e staffette, che hanno dedicato la propria vita, anche perdendola, alla Resistenza.
Guerra e lotta per la Liberazione, per un Paese libero, per un futuro democratico e sincero. Per raggiungere ciò che oggi, forse, a volte appare scontato, ma che 70 anni fa non lo era affatto.
E come potevamo noi cantare con il piede straniero sopra il cuore, tra i morti abbandonati nelle piazze sull’erba dura di ghiaccio, al lamento d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero della madre che andava incontro al figlio crocifisso sul palo del telegrafo.
Il 18 agosto 1944 Napoleone uccide, con due precisi colpi al petto, la camicia nera Leonida Bedeschi, dall’emblematico soprannome di Cativeria.
Napoleone era il nome di battaglia di Umberto Ricci, gappista volante, di anni 22. Morto impiccato a Ravenna, il 25 agosto 1944 presso il Ponte degli Allocchi (oggi Ponte dei Martiri).
Napoleone, Natalina Vacchi, Candida Bondi, Sultana, Silvio Corbari… questi alcuni ed alcune dei protagonisti delle storie che raccontiamo: crediamo che il ricordo e la Memoria siano bene prezioso per non dimenticare, affinchè diventino strumenti per costruire un presente migliore.
Sporte di paglia a nascondere pistole, nascondigli in mezzo ai campi o nelle soffitte, travestimenti, tradimenti e torture: aneddotica e storiografia si alternano in una serie di racconti di gente che “ha dovuto fare la guerra perché non voleva più la guerra”.
Così ci ha detto un giorno una nonna, anziana staffetta partigiana.
Così noi raccontiamo delle storie per parlare della Storia.
Foto Federica Navarria