Appassionatamente (2010)
PROGETTO SCHWAB
con
Michele Bandini, Maurizio Lupinelli, Elisa Pol, Federica Rinaldi, Linda Siano, Cesare Tedesco
drammaturgia
Eugenio Sideri, Maurizio Lupinelli
ideazione scenografica
Alessandra Ferrari
disegno luci
Filippo Trambusti
costumi
Maria Chiara Grotto
direzione tecnica
Fabrizio Bellini
foto di scena
Lucia Baldini
assistente alla regia
Eugenio Sideri
regia
Maurizio Lupinelli
coordinatrice del progetto
Alessandra Rey
produzione
Armunia, Festival Inequilibrio di Castiglioncello, Regione Toscana, 3bis F di Aix en Provence
in collaborazione con
Olinda – Teatro la Cucina, ex ospedale psichiatrico Paolo Pini di Milano, Arboreto – Teatro dimora di Mondaino, Culturesfrance
Il tradimento di un’idea.
Si parte dal progetto Schwab, pensato due anni fa.
Avevo individuato persone portatrici di un mondo a me caro, i disabili.
Poi persone che fossero al di fuori del teatro, in senso tradizionale. Figure che avessero diversità eclatanti, anche come provenienza.
Persone cercate. Pensavo a Schwab non solo pensando i suoi testi, da anche la sua biografia.
Iniziamo a lavorare insieme. Le persone faticavano a capire l’origine del lavoro; faticavamo ad essere in ascolto vero tra noi. Ognuno si metteva in atto, ma senza calarsi veramente nella ricerca di un vero rapporto con l’origine del progetto. Pensavo che tutti potessimo ribaltare noi stessi e porci in dialogo: sì, parlavamo, ma ognuno restava portatore del suo personale sapere, senza realizzare veramente la calata agli inferi che sentivo invece necessariaSapevo che non volevo mettere in scena integralmente testi di Schwab, e nemmeno dei frammenti, ma sicuramente una loro ri-scrittuta. Però sentivo fortemente anche la mia personale visione, il mio sentire Schwab; e questo andava oltre le parole.
E’ così che ho tradito la mia idea iniziale. Ho scelto delle persone e mi accorgo che la strada, invece, è altrove: nell’urgenza di questo progetto.
Ho ascoltato tanto, e ho avuto tanta nebbia in me.
Era necessario cadere. La caduta è dolore, ma necessaria per trovare l’origine dell’opera.
La nebbia cominciava a diradarsi. Ho capito che la mediazione era freno, non produttiva all’avanzamento del lavoro. E sono cominciate le cadute. Gli sconvolgimenti che ho dovuto operare, le decisioni forti, dovevano portarmi -e portare il gruppo- ad un vero ascolto, ad un vero scavo.
Ho tradito me stesso quando ho capito che a tutti i costi mi costringevo a trattenere persone. Cadere per rialzarsi. E le ho lasciate andare. Tradire la mia idea iniziale è stato motivo di ritrovarla nella creazione.
Mi sono cibato degli errori e ho capito cosa cercavo: una traduzione scenica del mondo che emerge dai testi di Schwab attraverso un linguaggio -una drammaturgia- scarna, senza orpelli, che mi ridà la ferocia del banale, la crudeltà che sta nell’origine delle cose, senza cadere nella retorica e nella rappresentazione.Maurizio Lupinelli
È stato un po’ come svuotare completamente una casa. Togliere tutte le parole e lasciare gli spazi vuoti, i muri disadorni. Le porte e le finestre, però, chiuse, per lasciare l’odore di chi la abitava. Le parole di Werner Schwab, appunto.
Questa è stata la nostra operazione, questo il percorso per costruire “Appassionatamente”: entrare nei testi di Schwab e abbandonare le sue parole. Conservarne il respiro, le tracce ideali, i sentimenti forti. La famiglia, la patria, la violenza, il dolore profondo. Ma sono, anche queste, parole. Era importante ri-vivere le atmosfere che i suoi personaggi lasciano respirare, sprofondando negli abissi della psiche umana; era importante tenere la violenza verbale dei rapporti, tra commiserazione e odio, tra malattia e razionalità.
Così il nostro ingresso nella “sua” casa, spoglia, ci ha permesso di ri-costruire piccole storie, micro-avvenimenti chiusi tra quattro mura. Rapporti claustrofobici che passano da silenzi pesanti a parole gettate come per caso, quasi a non voler dire più nulla. Non c’è più poesia, non c’è più alcun accento lirico o tragico, se non la realtà delle cose e dei fatti, mostrata attraverso le sue verità quotidiane, quasi banali.Il sogno, anzi l’incubo, diventa una costante che si intreccia con l’avvenimento quotidiano; si smarrisce la bussola, verità e delirio si fanno cosa sola. Che scava, fino in fondo, fino all’origine delle parole, delle azioni, della scena.Eugenio Sideri