Nome di battaglia (2009)
con
Carla Rizzu, Claudia Bosco
e con la partecipazione della staffetta partigiana
“Sultana” (Lea Bendandi)
coreografia
Carla Rizzu
drammaturgia e luci
Eugenio Sideri
musiche
Alessandro Taddei, Tool
regia
Carla Rizzu, Eugenio Sideri
produzione
Lady Godiva Teatro – Nervitesi – Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna
in collaborazione con
Comune di Ravenna
Una staffetta, oggi 85 anni, ci ha detto, abbassando gli occhi e velando la voce con un po’ di tristezza, che gli anni della Resistenza sono stati per lei gli anni più belli della sua vita. Stupefatti, l’abbiamo guardata increduli e lei, intuendo il nostro sguardo, ha sollevato gli occhi e ha sorriso. “Sì… vi potrà sembrare strano –ha detto- perché dopo la guerra mi sono sposata, ho lavorato, formato una bella famiglia e adesso sono una nonna felice. Ma quella roba che mi è passata dentro negli anni della guerra… quella forza, quell’energia… ecco, una roba così… uguale… non l’ho più avuta… e dire che rischiavamo la vita tutti i giorni… Sapete, non è che fossimo incoscienti o che non avessimo paura di morire… avevamo paura, altro che! Ma era più forte l’urgenza di Libertà che ci urlava dentro… e allora salivamo sulle nostre biciclette e andavamo!”
Donne che hanno combattuto con l’arma della tenacia e del coraggio, senza pistole o fucile ma con la forza delle loro gambe, delle loro intuizioni, della loro astuzia. Donne che sono rimaste mute dinanzi alle torture e alle sevizie nazi-fasciste, che hanno affrontato con dignità e coraggio il capestro e il plotone d’esecuzione. Il silenzio, il loro silenzio, è stata l’arma più forte dinanzi al nemico.
A quel silenzio è dedicato questo lavoro.
Nome di battaglia nasce dalle storie di staffette partigiane raccolte in “44. Il coraggio della scelta”, spettacolo e testo di Eugenio Sideri. Si tratta di storie raccolte in particolare in Romagna, ma anche in altre regioni italiane, in cui vengono narrate le vicende di tante ragazze, dai 16 ai 25 anni, che hanno seguito con coraggio e sprezzo del pericolo la causa della Resistenza.
In particolare raccontiamo, con le parole e con la danza, alcune avventure di “Sultana” e di Ines e Candida.
“Sultana”, alias Lea Bendandi, era una staffetta che operava nel territorio delle Ville unite e disunite, cioè nella campagna prossima a Ravenna, comprendente in particolare il territorio vicino a Russi. Donna di temperamento e grande coraggio, primo consigliere comunale “femmina” già dal 1948 a Russi (Ra), tuttora alla tenera età di 90 anni continua a battersi per i diritti delle donne, continuando a tenere incontri e partecipando a conferenze.
Ines Bedeschi e Candida Bondi, invece, non possono più raccontarci le loro drammatiche vicende.
“Nome di battaglia” si è aggiudicato il primo premio (ex equo) alla 2° edizione del Concorso Coreografico “Danz’è” 2009, svoltasi a Rovereto (Tn) all’interno del Festival Oriente Occidente 2009, con la seguente motivazione: “per l’attualità del tema improntato all’impegno civile, per l’intensità interpretativa, il contenuto e per la proprietà dell’impaginazione scenica”. La giuria era composta da: Cristina Bozzolini, Fabrizio Monteverde, Marinella Guatterini, Elisa Guzzo Vaccarino, Lara Deflorian, Sandra Matuella e Pier Giacomo Cirella.