Il Progetto Dante è un gruppo di lavoro nato nella stagione scolastica 2007/2008. La sua fondazione nasce dalla collaborazione di Lady Godiva Teatro e due insegnanti, dell’istituto Ginanni di Ravenna e del Liceo sociale “G. Carducci” di Ferrara.  Raduniamo, tra Ravenna, Ferrara, duecento adolescenti e compiamo un viaggio tra musica, teatro e danza nella trilogia dantesca di Inferno, Purgatorio e Paradiso. Proprio per il viaggio che abbiamo in mente, diamo al progetto il nome omonimo: Progetto Dante.

Nel 2013/14 il progetto si stabilisce esclusivamente a Ferrara, all’interno del Liceo sociale “G. Carducci”. Abbandoniamo il temi danteschi e decidiamo di dedicarci ad altri temi (ma siamo concordi nel mantenere il nome di Progetto Dante, nome con cui, ormai, ragazzi, scuole ed istituzioni, ci ri-conoscono). In quella stagione ha inizio il lavoro su tre figure femminili fondamentali della tragedia greca: Antigone, Medea, Elettra.

Nel 2018 realizziamo la Trilogia della vita (Antigone-Medea-Elettra), e attraverso un P.o.n. andiamo a recitare in Grecia ad Epidauro e siamo ospiti di due licei ateniesi.

Per la stagione 2019-2020 riprendiamo il lavoro svolto e annettiamo molti ragazzi e ragazze, sempre provenienti dal Liceo Carducci di Ferrara. L’obiettivo è di riprendere lo spettacolo della stagione precedente, trasmetterlo ai nuovi e, eventualmente, riuscire ad aggiungere altro lavoro scenico.

Successivamente si è unito al progetto un gruppo informale di 18 adolescenti, che già avevano realizzato con la nostra Associazione altre esperienze teatrali:  “Shakespeare si scrive con l’h”, progetto sul tema mafie (2028-2019) e “Dante in carcere”, realizzato all’interno della Casa Circondariale di Ravenna, insieme ad un gruppo di detenuti, conclusosi nell’ottobre 2019.

Abbiamo deciso di raccogliere questo gruppo informalmente, definendolo “Le oltraggiose”. Il nome prende le forme dal senso antico e profondo della parola “oltraggio”, in quanto atto di rivolta, di rottura.

Così abbiamo iniziato a costruire uno spettacolo in cui le scene vedessero entrambe i gruppi all’opera: come in un mosaico, si sono avviate le prove a Ravenna e a Ferrara, senza che i gruppi si incontrassero. Seguendo la sinopia/drammaturgia che avevamo conseguentemente preparato, le scene man mano vanno a incastrarsi come tessere di mosaico. Seppur apparentemente in punti diversi, seguono una precisa linea di lavoro e di schema scenico. In alcune situazioni sono all’opera entrambe i gruppi, in altre uno solo dei due. Entrambe i gruppi sono a conoscenza di ciò che sta facendo il corrispettivo, seppur senza incontrarsi.

A Ferrara lavoriamo su Medea ed Elettra.

A Ravenna il lavoro si concentra su una parte del copione di Medea e su Anna Politkovskaja, giornalista russa che ha più volte denunciato il genocidio in Cecenia, inimicandosi il governo russo di Putin e finendo uccisa.

Con questo programma di scena ci si prepara per lo spettacolo conclusivo, previsto il 10 aprile al Teatro Rasi di Ravenna.

Lo spettacolo conclusivo del Progetto Dante avrebbe preso il nome di  Kraugè. Sarebbe dovuro andare in scena il 10 aprile 2020, al Teatro Rasi di Ravenna.

Poi il Covid-19.

Rielaborazione del progetto: Kraugè si trasforma in due documenti-eventi in video, in cui vengono riassunte, tramite registrazioni vocali a distanza ed un montaggio fotografico, le partiture testuali dei due gruppi e gli elementi più rappresentativi della scenaLogòs su Medea ed Elettra, Logòs su Anna Politokovskaja.

 

Lógos su Medea ed Elettra e Lógos su Anna Politokovskaja

Ci simo ritrovati ad un sacrificio. Non ne eravamo pronti, ma abbiamo dovuto accettarlo.

Questo è successo al nostro laboratorio teatrale, al prezioso gruppo del Progetto Dante e  de Le Oltraggiose. Rinunciare al bene più prezioso che avevamo: il teatro.

Avevamo un appuntamento: 10 aprile, Teatro Rasi, Ravenna, ore 21.

Niente da fare.

Ecco il nostro sacrificio, la rinuncia cui siamo stati costretti. E da quel sacrificio, però, provare comunque a fare il punto della situazione.

Perdere il teatro e non invocarlo davanti ad un portatile, ad un pc, sullo schermo della videochiamata. Non sarebbe più teatro. Il teatro vive nel momento in cui succede. Non ha mediazione di alcun schermo. Non deve soddisfare il  “fare a tutti i costi”. Non è apparire. Né tantomeno mostrarsi.

Abbiamo lavorato per mesi cercando di dare forma concreta al nostro essere in scena, sul palco, per lo spettatore. A teatro lui, lo spettatore, vive con noi, nel medesimo istante, la situazione: nessun intermediario, nessuna distanza.

Ritrovarsi, quindi, a non aver più nulla in mano… se non le parole scritte e le nostre voci.

Siamo ripartiti da lì, da quelle parole e quelle voci. Non è teatro, ma un documento di cui spieghiamo il nostro sostare, la pausa (costretta) a cui dobbiamo cedere. Un resoconto di una parte dell’esperienza che abbiamo vissuto in questi mesi, raccontata attraverso la nostra voce. Sì, la voce, la nostra voce.

 

Medea ed Elettra

Ho raccolto testi, e li ho reimpostati come se fossero singole strofe, versi di un canto. Versi di un lungo e doloroso lamento.

La rabbia di Medea (prendendo le parole dai versi di Heiner Müller, dal suo Medeamaterial), un coro a mò di commento e il sogno/incubo di Elettra.

Raccogliere le nostre voci nelle loro, e lasciare che il grido (kraugé) dia sfogo alla tragedia. Medea ed Elettra ci guardano e le guardiano, anche noi. Le viviamo a distanza, un po’ come questo virus ci costringe a stare.

 

Anna Politokovskaja

Ho raccolto due testi, che avrebbero segnato l’inizio e quasi il termine dello spettacolo che stavamo montando (eravamo alla fine…sigh) e li ho reimpostati come se fossero singole strofe, versi di un canto. Versi di un lungo e doloroso lamento. A parlare di un’eroina, Anna Politokovskaja, giornalista russa e cercatrice di verità, ma anche a parlare di noi.

A parlare del dolore del nostro sacrificio e del suo, ma pure a invocare il suo coraggio. Già, il coraggio della denuncia, l’atto di chiedere sempre un perché, di indagare e rovistare nella parte nascosta della luna. E uscirne con un grido (kraugé) di riscatto, un grido di libertà. Un esempio, quello della Politokovskaja, che si innesca nella linea del lamento delle grandi eroine della tragedia greca, a cui stavamo lavorando.

 

Medea, Elettra, Anna Politokovskaja… dopo averle attraversate per messi alle prove, ora le abbiamo dovute vivere a distanza. In attesa che il teatro, quello che vive hic et nunc, possa rinnovarci la possibilità di farle raccontare.

Ravenna, 16 aprile 2020