“Scrivere di Resistenza è una cosa molto complicata. Sempre.

E’ stato ed è complicato scrivere di Resistenza in questa epoca lontana dal tempo, dal paesaggio sociale, dai linguaggi – dal mondo, insomma – in cui essa ebbe luogo.

Eugenio Sideri lavora ormai da molti anni – quasi tre lustri – su questo terreno accidentato. Si è preso sulle spalle un bel fardello. Specie se si considera che il suo lavoro si è costantemente orientato a proporsi verso il pubblico più giovane e quindi più lontano (almeno anagraficamente) da quei fatti la cui memoria non è generalmente più oggetto della trasmissione orale, familiare e sociale. Un nuovo secolo, appunto.

Dover quindi non solo narrare, attraverso l’azione teatrale, ma anche informare e spiegare.

Il risultato è molto convincente. Regge bene tutte queste prove. Per chi non abbia mai assistito alla rappresentazione dei suoi lavori può essere una utile guida a preparasi a farlo e un invito a vedere sulla scena quel che il testo narra.

Ne esce complessivamente una compattezza ed una continuità di temi e di situazioni che consentono di immergersi bene nelle drammatiche, spesso tragiche, situazioni in cui i protagonisti e i testimoni vengono fatti agire. La difficoltà delle scelte, i dilemmi, la sofferenza, il riscatto. Cose che furono pane quotidiano per i partigiani, per chi li aiutò, per chi non li osteggiò o li tradì (spesso a rischio della vita), che furono insomma la trama fondamentale, fuori della retorica, entro la quale si svolse la Resistenza.

Una serie di buone ragioni, insomma, perché i lavori di Eugenio Sideri vengano letti e soprattutto perché essi vengano rappresentati e lo siano ancora in futuro”.

dalla postfazione di Guido Ceroni

(Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in Ravenna)

 

Il libro raccoglie storie scritte e messe in scena dal 2004 al 2018, oltre alle illustrazioni (opera di Enrico Rambaldi) della locandine che accompagnavano gli eventi. Storie raccolte per chi va a piedi o in bicicletta, per le strade della Memoria.

Per non dimenticare.

Per tutti quegli uomini e quelle donne che non ci sono più, ma che passeggiano con noi, al nostro fianco, lungo le strade. E  vale proprio la pena di fermarsi ad ascoltarli.

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